domenica 30 novembre 2025

 Da adulto, ho letto il famoso saggio di Montaigne sulla solitudine, dove si consiglia di farsi nella testa una specie di «retrobottega» in cui rifugiarsi anche in presenza degli altri, per riacquistare la propria autonomia, quella sovranità su sé stessi sempre insidiata dal prossimo. Mi ha fatto subito pensare a mio padre.

Lui sembrava viverci in pianta abbastanza stabile, nell'arriềre-boutique. Nel senso che poteva essere adorabile, ma la sua condizione naturale, o meglio l'istinto primario, era quello del rintanato, del disertore dal consorzio umano. «Hai presente una scogliera liscia, a picco sul mare? Cosi è tuo padre se non ti vuole dare retta. Non offre appigli».

 Altre metafore del generoso repertorio di mia madre: il polipo, occultato nel suo nerissimo inchiostro difensivo. Un telefono che squilla a vuoto. La classica Sfinge. 

Emanuele Trevi - La casa del mago - pag.17-18 

 Bisogna riservarsi un retrobottega tutto nostro, del tutto indipendente, nel quale stabilire la nostra vera libertà, il nostro principale ritiro e la nostra solitudine. Là noi dobbiamo trattenerci abitualmente con noi stessi, e tanto privatamente che nessuna conversazione o comunicazione con altri vi trovi luogo.  Michel de Montaigne - Saggi - Libro primo 

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