domenica 24 marzo 2024

 

Opera di Jean-Baptiste Carpeaux - Ugolino e i suoi figli

All'interno del Metropolitan Museum che si estende immenso sulla piattaforma della vasta gradinata di Fifth Avenue, a New York, c'è una sezione a pianoterra definita il giardino delle sculture; chissà quante volte, prima con mio marito e poi con le mie figlie mano a mano che crescevano, devo essere passata accanto a quella statua, personalmente concentrata solo su dove prendere da mangiare alle bambine, senza mai sapere davvero cosa si faccia dentro un museo del genere, con tutta quella roba da vedere. 

Comunque, nel bel mezzo di tanti bisogni e tanta agitazione, c'è una statua. E solo di recente - in questi ultimi anni voglio dire -, una volta che la luce la inondava come un'acqua luminosa, mi sono fermata a guardarla e a dire: Oh.                              

La statua è di marmo e rappresenta un uomo coi suoi figli accanto, e l'uomo ha sulla faccia un'espressione disperata e i figli ai suoi piedi sembrano aggrapparsi a lui e supplicarlo, mentre lui rivolge al mondo uno sguardo angosciato e con le mani si tormenta la bocca, ma i bambini guardano solo lui e quando io l'ho vista finalmente, dentro di me mi sono detta, Oh.                                                  

Ho letto la targa e ho scoperto che quei figli stanno offrendo se stessi in pasto al padre prigioniero che muore di fame e loro, i figli, vogliono una cosa sola: veder sparire l'angoscia dalla faccia del padre. Tanto da essere pronti, a farsi divorare. 

E ho pensato, Quindi quell'uomo lo sapeva. Mi riferivo allo scultore. Lui lo sapeva. 

E come lui, il poeta che scrisse ciò che la scultura mostra. Anche lui lo sapeva.

Elizabeth strout - Mi chiamo Lucy Barton - pag.73-4 


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