sabato 23 marzo 2024


Il professor Viscido bevve il caffè; poi indirizzò subito le mani verso le paste. Si portò la prima scazzetta alle labbra. Una cupola di glassa alle fragole sopra un battistero di pasta frolla che per arredi sacri aveva crema e fragoline di bosco. Pareva lo zucchetto di un cardinale: una scazzetta, appunto. Viscido ne ingoiò una seconda. Non aveva mai imparato a contare, o a essere educato, quando si trattava di mangiare. ,
«Professo’» disse Lulù, «ma voi c’avete ’sta capacità di mangiare senza mettere grasso. Ma come fate?»
«Signora mia» disse Viscido, «quello un poco è l’esercizio, ma molto fa la costituzione. Qua al Sud siamo magri da centinaia d’anni, che volete che faccia ’na fetta di dolce in più? E il pane con il pomodoro e la fatica dei campi che si sono, come dire, fossilizzati dentro di noi.»
«Sapete come dice la Miriana? “La panza la tengono i preti, i politici e i camorristi”. Ne convenite?»



«Certamente ne convengo, signora mia! Ma è che noi siamo ancora un po’, come dire, Ancien Regime! Siamo borbonici. Pre-rivoluzionari. Noi pensiamo che la pinguedine era simbolo di sanità e ricchezza. Sfuggiamo dalle mazze di scopa —dagli scheletri come me! — perché c’è malattia nella magrezza: c'è la morte.»
«Madonna, professo’. Voi tenete cose da insegnare pure al diavolo.» 

 Francesco Paolo Maria Di Salvia - La circostanza - pag.111

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