Il secondo e ultimo
pensiero è che
sottolineiamo i libri. Ci piace da morire,
ma più che un piacere è una necessità.
Non riusciamo a leggere senza
sottolineare, ci pare di non capire, di
non trattenere nulla.
Sottolineare è fermare le parole nella nostra testa (anche se poi non basta, dobbiamo anche tornarci su e rileggerle). Innanzi tutto è scegliere che cosa vale la pena di fermare. Leggere non è farsi scivolare le pagine addosso, è scegliere a ogni pagina cosa salvare del mondo.
Sottolineare è almeno un primo gesto, l’indizio di non voler essere travolti dalla corrente che tutto porta via.
Ogni volta che incontriamo un libro sottolineato, quindi, dovremmo essere molto felici: è la traccia tangibile che qualcuno è passato prima di noi e ha messo in salvo qualcosa, e ora tocca a noi.
La lettura non è mai del tutto solitaria.
Sottolineare è fermare le parole nella nostra testa (anche se poi non basta, dobbiamo anche tornarci su e rileggerle). Innanzi tutto è scegliere che cosa vale la pena di fermare. Leggere non è farsi scivolare le pagine addosso, è scegliere a ogni pagina cosa salvare del mondo.
Sottolineare è almeno un primo gesto, l’indizio di non voler essere travolti dalla corrente che tutto porta via.
Ogni volta che incontriamo un libro sottolineato, quindi, dovremmo essere molto felici: è la traccia tangibile che qualcuno è passato prima di noi e ha messo in salvo qualcosa, e ora tocca a noi.
La lettura non è mai del tutto solitaria.
Paola Mastrocola - Il Sole 24 ore - 26-1-20
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