Racconta oggi Boitani: «A quel tempo si era formata una scuola di pensiero sulla radiotelemetria che, anche se negli anni successivi è stata superata dalle nuove tecniche, io non ho mai sconfessato. Ho considerato la radiotelemetria come un metodo per stare attaccati all’animale, e poterlo seguire da vicino. Vedi, entrando nella testa del lupo, puoi capire veramente la sua ecologia. Anni dopo si è formato un approccio più scientifico, ma anche più freddo e distaccato. Ora il radio-tracking si fa con il GPS, ed è diventato un metodo per rilevare il luogo esatto in cui si trova l’animale: il punto determinato, insieme ad altri, Viene poi trattato statisticamente.
È tutto giusto, ma si è persa la partecipazione con l'animale lo stargli vicino, stringere una consuetudine. Noi seguivamo il lupo di notte, lo aspettavamo. La mia radiotelemetria non erano due punti di coordinate su una mappa, ma il lupo ritrovato nel suo ambiente.
In pieno inverno, sapevo che il lupo avrebbe attraversato il paese a quell’ora: si avvicinava, aspettava che l’ultima persona fosse andata a dormire, e infine lo vedevo passare trotterellando nella piazza».
Marco Albino Ferrari - La via del lupo - pag.30-31
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