domenica 13 gennaio 2019



Per me, essere scrittori significa prendere coscienza delle ferite segrete che portiamo dentro di noi, ferite così segrete che noi stessi ne siamo a malapena consapevoli, esplorarle pazientemente, studiarle illuminarle e fare di queste ferite e di questi dolori una parte della nostra scrittura e della nostra identità.
Un autore parla di cose che tutti sanno senza esserne consapevoli. Esplorare questo sapere e vederlo crescere  dà al lettore il piacere di visitare un mondo familiare e insieme sorprendente. Quando un autore si chiude per anni in una stanza per affinare la sua arte, quella di creare un mondo, se usa le sue ferite segrete come punto di partenza ripone, che lo sappia o no, una grande fede nell’umanità. La mia fiducia viene dalla convinzione che altri portano ferite come le mie e quindi le capiranno. Tutta la vera letteratura nasce da questa certezza fiduciosa e infantile che tutti gli individui si somigliano. Quando uno scrittore si chiude per anni in una stanza, evoca col suo gesto l’esistenza di un’umanità unica, un mondo privo di centro.

Orhan Pamuk - La valigia di mio padre - pag.19-20 

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