sabato 22 settembre 2018



Perché alcuni massi di pietra, tagliati in forme violente e tormentate, debbano tranquillizzare tanto profondamente la mente io non lo so. Forse l’occhio impone il proprio ritmo a ciò che è solo confusione: c'è bisogno di uno sguardo creativo per vedere in questo ammasso di roccia qualcosa di più che spuntoni e pinnacoli, per vederci bellezza. Altrimenti perché per tanti secoli gli uomini avrebbero pensato alle montagne con repulsione? Un certo tipo di consapevolezza interagisce con le forme della montagna per creare questo senso di bellezza. E tuttavia le forme devono esserci perché l’occhio le possa vedere. E devono possedere certe caratteristiche distintive: delle semplici masse informi non funzionerebbero. È, come ogni creazione, materia impregnata di mente: ma ciò che ne scaturisce è uno spirito vivo, un bagliore nella coscienza, che muore quando quel bagliore si estingue. È qualcosa di strappato al non essere, da quell’ombra che si insinua continuamente su di noi e che può essere tenuta lontana con un continuo atto creativo. Perciò, posare lo sguardo su qualcosa, come una montagna, con l’amore che pervade la sua essenza, significa ampliare il dominio dell'essere nell'immensità del non essere.  L'uomo non ha altro motivo per esistere. 
Nan Shepherd - La montagna vivente - pag.166

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