"Qual
è la tua lingua materna?"
"Hausa,
e tebu-tebu."
"Come
si dice mano in hausa?" " Hanu."
"E
occhio?" " Idu."
"Tè? ""Shayi."
"Io?" " Ni."
"Tu?" "Kay."
"Dove
sei stato in Italia?
"A
Napoli e a Milano. In metropolitana, dice, le persone si alzano e cercano un
altro posto, quando un nero si siede vicino a loro.
"Da
tempo anche l'Italia non è più il paese delle belle risposte."
"È
così," dice il ragazzo, e si gratta la pelle sul dorso delle mani come volesse
strapparsi via quel fastidioso involucro. Poi guarda fuori dalla finestra,
guarda gli alberi, dai quali pendono ancora alcune foglie gialle. Il suo occhio
sinistro ha qualcosa che non va, Richard se ne accorge solo adesso: finora il
ragazzo non aveva mai alzato lo sguardo.
"Che
cosa ti è capitato all'occhio?"
Scuote
la testa. Non parla. Guarda di nuovo in basso.
"Quanti
anni hai?"
"Diciotto."
"E
da quanti anni sei in giro per l'Europa?"
"Da
tre."
"Pensi
qualche volta al tuo futuro?"
"Futuro?"
Jelly Erpenbeck - Voci del verbo andare - pag. 130
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