domenica 22 gennaio 2017




Nel settembre del 2011, il giorno della scomparsa di Bonatti, "La Stampa" mi chiese un pezzo di commento per ricordare il "solitario domatore di pareti". Scrissi del nostro incontro, e di come dopo due giorni di parole e racconti lo salutai. Eravamo sul cancello di casa, Rossana stava qualche passo più indietro. Lui improvvisamente guardò in alto attratto da qualche rumore. Poi puntò il dito verso il cielo, e dopo poco, con mio stupore, si posò sul suo indice un piccolo fringuello svolazzante. “L'ho raccolto che era un pulcino, tempo fa”, mi disse con gli occhi rapiti dalla bestiola. “Era ferito. L'ho curato e alimentato. Ora, lo vedi?, riconosce nelle mie mani un luogo sicuro”. Questa fu per me l'ultima immagine di Bonatti, lì in piedi nel suo giardino. Nella sua vita aveva domato pareti in solitaria, si era fotografato con l'autoscatto mentre lottava con l'anaconda, o mentre si avvicinava ai coccodrilli. Aveva i capelli bianchissimi, un sorriso senza limiti. E in quel momento il suo sguardo esprimeva la stessa meraviglia di un bambino. 
Marco Albio Ferrari - Le prime albe del mondo - pag.114

foto di Elena Shumilova

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