Nel settembre del 2011, il giorno della
scomparsa di Bonatti, "La Stampa" mi chiese un pezzo di commento per
ricordare il "solitario domatore di pareti". Scrissi del nostro
incontro, e di come dopo due giorni di parole e racconti lo salutai. Eravamo
sul cancello di casa, Rossana stava qualche passo più indietro. Lui
improvvisamente guardò in alto attratto da qualche rumore. Poi puntò il dito
verso il cielo, e dopo poco, con mio stupore, si posò sul suo indice un piccolo
fringuello svolazzante. “L'ho raccolto che era un pulcino, tempo fa”, mi disse
con gli occhi rapiti dalla bestiola. “Era ferito. L'ho curato e alimentato.
Ora, lo vedi?, riconosce nelle mie mani un luogo sicuro”. Questa fu per me l'ultima
immagine di Bonatti, lì in piedi nel suo giardino. Nella sua vita aveva domato
pareti in solitaria, si era fotografato con l'autoscatto mentre lottava con
l'anaconda, o mentre si avvicinava ai coccodrilli. Aveva i capelli
bianchissimi, un sorriso senza limiti. E in quel momento il suo sguardo
esprimeva la stessa meraviglia di un bambino.
Marco Albio Ferrari - Le prime albe del mondo - pag.114
foto di Elena Shumilova
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