Da
un angolo li vidi passare. Accanto a me, un uomo giovane, con accento
straniero, disse: ”Non ci si crede. Hanno la faccia d’angelo, ma io li conosco
bene.” Mi disse che era ebreo; che i suoi genitori erano stati sterminati in un
campo di concentramento, ancora prima che scoppiasse la guerra. Lui si era
salvato grazie a un prete, amico di suo padre.
“Dietro
a quegli occhi azzurri e a quelle guance candide, sono capaci di covare un odio
senza misura.” Gli dissi che magari non erano tutti uguali, che era impossibile
che quei bambini fossero potenziali assassini. “Non siamo tutti assassini
potenziali, lo so. Ma un pazzo, un allucinato, può contagiare la sua
allucinazione e la sua demenza. Il più pericoloso dei suoi attributi è una
certa recondita vocazione di razza superiore. I migliori la scovano dentro se
stessi (perché ce l’abbiamo tutti) e la smantellano, la liquidano, la estirpano
come se fosse un tumore. Ma gli altri, che in fondo sono i più inetti, i più
stupidi, i più sciocchi, la alimentano con diletto, perché solo così si sentono
al sicuro.”
Mario Benedetti - Fondi di caffè - pag.78
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