Cara Shole,
oggi ho appreso che e’ arrivato il mio turno di affrontare la
Qisas (la legge del taglione ndr). Mi sento ferita, perché non mi avevi detto che sono
arrivata all’ultima pagina del libro della mia vita. Non pensi
che dovrei saperlo? Non sai quanto mi vergogno per la tua tristezza. Perché non
mi hai dato la possibilità di baciare la tua mano e quella di papa’?
Il mondo mi ha permesso di vivere fino a 19 anni. Quella notte fatale avrei
dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe stato gettato in un qualche angolo
della città e,
dopo qualche giorno, la polizia ti avrebbe portata all’obitorio per
identificare il mio cadavere, e avresti appreso anche che ero stata stuprata.
L’assassino non sarebbe mai stato trovato poiché noi non godiamo della loro
ricchezza e del loro potere. E poi avresti continuato la tua vita nel dolore e
nella vergogna, e un paio di anni dopo saresti morta per questa sofferenza, e
sarebbe finita cosi’.
Ma a causa di quel colpo maledetto la storia e’ cambiata. Il mio
corpo non e’ stato gettato via, ma nella fossa della prigione di Evin e nelle
sue celle di isolamento e ora in questo carcere-tomba di Shahr-e Ray. Ma non vacillare di fronte al
destino e non ti lamentare. Sai bene che la morte non e’ la fine della vita.
Mi hai insegnato che veniamo al mondo per fare esperienza e per
imparare una lezione, e che ogni nascita porta con se’ una responsabilità. Ho imparato che a volte bisogna
combattere. Mi
ricordo quando mi dicesti che l’uomo che conduceva la vettura aveva protestato
contro l’uomo che mi stava frustando, ma quest’ultimo ha colpito l’altro con la
frusta sulla testa e sul volto, causandone alla fine la morte. Sei stata tu a insegnarmi che
bisogna perseverare, anche fino alla morte, per i valori.
Ci hai insegnato andando a scuola ad essere delle signore di
fronte alle liti e alle lamentele. Ti ricordi quanto hai influenzato il modo in
cui ci comportiamo? La tua esperienza pero’ e’ sbagliata. Quando l’incidente e’
avvenuto, le cose che avevo imparato non mi sono servite. Quando sono apparsa in corte,
agli occhi della gente sembravo una assassina a sangue freddo e una criminale
senza scrupoli. Non
ho versato lacrime, non ho supplicato nessuno. Non ho cercato di piangere
fino a perdere la testa, perché confidavo nella legge.
Ma sono stata incriminata
per indifferenza di fronte ad un crimine. Vedi, non ho ucciso mai nemmeno le
zanzare e gettavo fuori gli scarafaggi prendendoli per le antenne. Ora sono
colpevole di omicidio premeditato. Il mio trattamento degli animali e’ stato
interpretato come un comportamento da ragazzo e il giudice non si e’ nemmeno
preoccupato di considerate il fatto che, al tempo dell’incidente, avevo le
unghie lunghe e laccate.
Quanto ero ottimista ad aspettarmi giustizia dai giudici! Il
giudice non ha mai nemmeno menzionato che le mie mani non sono dure come quelle
di un atleta o un pugile. E questo paese che tu mi hai insegnata ad amare non
mi ha mai voluta, e nessuno mi ha appoggiata anche sotto i colpi dell’uomo che
mi interrogava e piangevo e sentivo le parole più volgari. Quando ho rimosso da me stessa
l’ultimo segno di bellezza, rasandomi i capelli, sono stata premiata con 11
giorni di isolamento.
Cara Shole, non piangere
per quello che senti. Il primo giorno che nell’ufficio della polizia un agente
anziano e non sposato mi ha colpita per via delle mie unghie, ho capito che la
bellezza non e’ fatta per questi tempi. La bellezza dell’aspetto, la
bellezza dei pensieri e dei desideri, la bella calligrafia, la bellezza degli
occhi e di una visione, e persino la bellezza di una voce piacevole.
Mia cara madre, il mio modo
di pensare è cambiato e tu non sei responsabile. Le mie parole sono senza fine
e le darò a qualcuno in modo che quando sarò impiccata senza la tua presenza e
senza che io lo sappia, ti verranno consegnate. Ti lascio queste parole come
eredita’.
Comunque, prima della mia
morte, voglio qualcosa da te e ti chiedo di realizzare questa richiesta con
tutte le tue forze e tutti i tuoi mezzi. Infatti, e’ la sola cosa che voglio
dal mondo, da questo paese e da te. So che hai bisogno di tempo per questo. Per
questo ti dirò questa parte del mio testamento per prima. Per favore non
piangere e ascolta. Voglio che tu vada in tribunale e presenti la mia
richiesta. Non posso scrivere questa lettera dall’interno della prigione con
l’approvazione delle autorità, perciò ancora una volta dovrai soffrire per
causa mia. E’ la sola cosa per cui, anche se tu dovessi supplicarli, non
mi arrabbierei – anche se ti ho detto molte volte di non supplicarli per
salvarmi dalla forca.
Mia buona madre, cara Shole, più cara a me
della mia stessa vita, non voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi
o il mio cuore giovane diventino polvere. Supplicali perché subito dopo la mia
impiccagione, il mio cuore, i reni, gli occhi, le ossa e qualunque altra cosa
possa essere trapiantata venga sottratta al mio corpo e donata a qualcuno che
ne ha bisogno. Non voglio che sappiano il mio nome, che mi comprino un bouquet
di fiori e nemmeno che preghino per me. Ti dico dal profondo del cuore che non voglio che ci sia una tomba
dove tu andrai a piangere e soffrire. Non voglio che tu
indossi abiti scuri per me. Fai del tuo meglio per dimenticare i miei giorni difficili. Lascia
che il vento mi porti via.
Il mondo non ci ama. Non
voleva il mio destino. E adesso sto cedendo e sto abbracciando la morte. Perché
nel tribunale di Dio incriminerò gli ispettori, l’ispettore Shamlou, il
giudice, i giudici della Corte suprema che mi hanno colpita quando ero sveglia
e non hanno smesso di abusare di me. Nel tribunale del creatore accuserò il
dottor Farvandi, e Qassem Shabani e tutti coloro che per ignoranza o
menzogna mi hanno tradita e hanno calpestato i miei diritti.
Angelo della Resurrezione di Giulio Monteverde
Cara Shole dal cuore d’oro, nell’altro mondo siamo io e te gli accusatori e loro sono gli imputati. Vediamo quel che vuole Dio. Io avrei voluto abbracciarti fino alla morte. Ti voglio bene.
Reyhaneh
Reyhaneh Jabbari nel 2007 a soli 19 anni si difende da un tentativo di stupro accoltellando l'uomo che tenta di abusare di lei. Al processo il giudice non le crede e la giovane viene condannata a morte. A nulla serve la mobilitazione mondiale. Nessuno crede alle parole di una giovane donna, nessuno le riconosce la legittima difesa. All'alba del 25 Ottobre 2014 viene impiccata. Se avesse chiesto perdono alla famiglia dell'uomo ucciso, ex-membro dell'intelligence iraniana, ritrattando la versione dei fatti, avrebbe avuto una possibilità di salvarsi. Ma Reyhaneh ha sempre rifiutato con fermezza questa possibilità. Questo è il suo testamento.
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