Il mio bisogno di salire sulla corda tesa, di ispirare la
gente, non è affatto una necessità che deriva dalla volontà di combattere il
sistema o la standardizzazione. E' il bisogno che Picasso sentiva di dipingere.
A Matisse, per esempio, fu chiesto se credesse in Dio e lui rispose: “Solo
quando lavoro”. Il che significa che, per trascendere noi stessi, dobbiamo fare
qualcosa di incredibile.
Io non ho
scelta. Quando inizio a scrivere un libro non lo faccio per soldi o per
raccontare una storia — be’, ovviamente è anche per raccontare una storia — ma
in fondo è perche non ho scelta: sono uno scrittore, non riesco a mangiare, non
riesco a dormire, ho bisogno di scrivere.
Il 7 agosto 1974, quando feci la passeggiata fra le Torri gemelle, i trecento giornalisti presenti continuavano a chiedermi perché avessi teso la fune: io avevo ventiquattro anni ed ero molto felice, ma perche l’avessi fatto non lo sapevo.
Non mi ero mai posto quella domanda. Forse perché non avevo scelta, forse perche le Torri mi avevano invitato, chiamato.
Il 7 agosto 1974, quando feci la passeggiata fra le Torri gemelle, i trecento giornalisti presenti continuavano a chiedermi perché avessi teso la fune: io avevo ventiquattro anni ed ero molto felice, ma perche l’avessi fatto non lo sapevo.
Non mi ero mai posto quella domanda. Forse perché non avevo scelta, forse perche le Torri mi avevano invitato, chiamato.
Questo è il
discorso di un poeta, ma credo che valga la pena di vivere la vita solo con il
cuore di un poeta e, credetemi, non c’e bisogno di andare a scuola per questo.
Io non sono andato a scuola. Basta portare il proprio cuore in mano e, per
citare William Butler Yeats, bisogna portare la propria anima sulle spalle.(…)
Si tratta, credo, semplicemente di credere in noi stessi.
Non lo insegnano a scuola, non organizzano corsi di intuizione, passione,
tenacia come fanno con la grammatica, l’aritmetica e l’inglese.
Penso che, se crediamo in qualcosa, se abbiamo un sogno, allora possiamo lavorare per costruire questo nostro sogno, un granello di sabbia dopo l’altro.
Penso che, se crediamo in qualcosa, se abbiamo un sogno, allora possiamo lavorare per costruire questo nostro sogno, un granello di sabbia dopo l’altro.
L’idea
che voglio trasmettere è questa: forse ora, dopo quello che avete sentito,
inizierete a costruire una piramide o a farvi spuntare le piume perchè vorrete
volare.
Quindi, andate a casa e sognate!
Philippe Petit - Credere nel vuoto - pag.57-8 e 64
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