martedì 4 settembre 2012


La notte prima di perdere tutto era stata una notte come tutte le altre.  
Anna e io ci eravamo tenute sveglie a vicenda fino a molto tardi.Ridevamo.
Due sorelline a letto sotto il tetto di casa della loro infanzia. Il vento alla finestra.
Cos'è che può meritare di meno di essere distrutto?
Pensavo che saremmo rimaste sveglie per tutta la notte. Per il resto della nostra vita.
Gli intervalli tra le nostre parole aumentavano. Diventò difficile dire quando stavamo parlando e quando tacevamo.I peli delle nostre braccia si toccavano. Era tardi ed eravamo stanche. 
Credevamo che ci sarebbero state altre notti.
Il respiro di Anna cominciò a rallentare, ma io volevo parlare ancora. Si voltò su un fianco.
Le dissi: Voglio dirti una cosa. 
Rispose: Puoi dirmela domani.
Non le avevo mai detto quanto le volevo bene. 
Era mia sorella. Dormivamo nello stesso letto. 
Non era mai il momento giusto per dirlo. Non era mai  necessario. 
I libri nel capanno di mio padre sibilavano. Le lenzuola si alzavano e ricadevano attorno a me per il respiro di Anna.
Pensai di svegliarla. 
Ma non era necessario. Ci sarebbero state altre notti.
E come si fa a dire ti voglio bene a una persona a cui vuoi bene? 
Mi voltai su un fianco e mi addormentai vicino a lei.  
Ecco il senso di tutto quello che ho cercato di dirti, Oskar. 
E’ sempre necessario.
Ti voglio bene,
La nonna
Jonathan Safran Foer - Molto forte, incredibilmente vicino - pag.337-338

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