domenica 6 novembre 2011


foto di Christophe Agou

Non fece neppure caso se lo stessero o meno inseguendo, Come prima, in macchina, il suo unico obiettivo era muoversi. Come prima, cercava nella tenacia una possibilità di salvezza. Però adesso era solo e aveva due pallottole in corpo. Avanzava sotto il sole, guardando davanti a sé, ignorando dove era diretto. Pura ostinazione. Manteneva il busto molto dritto, le braccia allungate, e lo sguardo fisso. Pedalava con ritmo compassato, sempre uguale, apparentemente senza sforzarsi di affrettare l’andatura, preoccupato soltanto di guidare correttamente con precisione e prudenza. E mentre pedalava, insieme con la vertigine che gli intorbidava gli occhi, lo invadeva un sentimento di stupore, come se niente fosse credibile e, dietro, si celasse uno scherzo sinistro. La vaga inafferrabile idea che quella cosa non poteva stare succedendo proprio a lui, che tutto era diabolicamente eccessivo: la strada, i cani, gli spari, il cavallo, il fuoco. Con l’ultimo rimasuglio di lucidità, andava cercando nella sua testa qualche spiraglio per cancellare quell’incubo. Sentiva il cielo girargli sopra la testa. E in tanto spazio, in tanta luce, sull'orlo dello smarrimento e della resa, anche la curiosa certezza che, arrivando dal fondo degli anni, gli garantiva che lui, in fin dei conti, non era colpevole di nulla. La cosa non gli dava sollievo, piuttosto lo lanciava sempre più ai margini di tutto, come un oggetto rotto, abbandonato su qualche riva, respinto dalle onde monotone di una oscura risacca. E quando arrivava a fissare un’immagine, che ormai non sapeva più se appartenesse alla realtà, al ricordo o al delirio, intuiva che si era spezzato per sempre l’ordine del suo mondo, che per lui ormai non esisteva complicità possibile col mondo intero. Il cielo continuava a girare sopra di lui, ogni volta più solido e opprimente. Sotto, spinto dall’esigua forza che gli rimaneva, Jorge continuava ad avanzare. Si rendeva vagamente conto che forse aveva avuto molte cose da perdere, e che le aveva perse.
Antonio Del Masetto - E' sempre difficile tornare a casa - pag.96-97

Nessun commento: