lunedì 27 dicembre 2010


foto di Adriano Mascherin

“Che vedi, figliolo?” gli chiese padre Emanuele. E Roberto, ancora di poca eloquenza: “I prati.” “Certo, chiunque è capace di vedere laggiù dei Prati. Ma sai bene che a seconda della posizione del Sole, del color del Cielo, dell’ora del giorno & della stagione, essi possono apparirti sotto forme diverse ispirandoti diversi Sentimenti. Al villano, stanco per il lavoro, essi appaiono come Prati, & null'altro. Lo stesso accade al pescatore selvatico atterrito da alcune dì quelle notturne Imagini di Fuoco che talora nel cielo appaiono, & spaventano; ma non appena i Meteoristi, che son pure Poeti, ardiscono chiamarle Comete Crinite, Barbate & Codate, Capre, Travi, Scudi, Faci & Saette, queste figure del linguaggio ti rendono chiaro per quali Simboli arguti intendesse parlar Natura, che si serve di queste Imagini come di Ieroglifici, che da un lato rinviano ai Segni del Zodiaco & dall’altro a Eventi passati o futuri. E i Prati? Vedi quanto puoi dire dei Prati, & come dicendone tu vieppiù ne veda & comprenda: spira Favonio, la Terra s’apre, piangono i Rosignoli, si pavoneggian gli Alberi chiomati di fronde, & tu scopri il mirabile ingegno dei Prati nella varietà delle lor stirpe d’Herbe allattate dai Rivi che scherzano in lieta puerizie. I Prati festosi esultano con lepida allegria, all’apparir del Sole aprono il volto & in essi vedi l’arco di un sorriso & si rallegrano pel ritorno dell’Astro, ebbri dei baci soavi dell’Austro, & il riso danza sulla Terra stessa che s'apre a muta Letizia, & il tepore mattutino tanto li fa colmi di Gioja che essi si effondono in lacrime di Rugiada. Coronati di Fiori, i Prati s’abbandonano al loro Genio & compongono argute Iperboli d’Arcobaleni. Ma ben presto la loro Giovinezza sa d’affrettarsi a morte, il loro riso si turba d’un pallore improvviso, scolora il cielo & Zefiro che s’attarda già sospira su di una Terra Ianguente, così che al giungere dei primi corrucci dei cieli invernali, intristiscono i Prati, & s’inscheletriscono di Brina. Ecco figliolo: se tu avessi detto semplicemente che i prati sono ameni altro non avresti fatto che rappresentarmene il verdeggiare — di cui già so — ma se tu dici che i Prati ridono mi farai vedere la terra come un Huomo Animato, & reciprocamente apprenderò a osservare nei volti umani tutte le sfumature che ho colto nei prati... E questo è ufficio della Figura eccelsa fra tutte, la Metafora. Se l’Ingegno, e quindi il Sapere, consistono nel legare insieme Notioni remote e trovare Simiglianza in cose dissimili, la Metafora, tra le Figure la più acuta e peregrina, è la sola capace di produrre Maraviglia, da cui nasce il Diletto, come dai cambiamenti delle scene a teatro. E se il Diletto che ci arrecano le Figure è quello d’imparar cose nuove senza fatica e molte cose in picciolo volume, ecco che la Metafora, portando a volo la nostra mente da un Genere all’altro, ci fa travedere in una sola Parola più di un Obietto.”
Umberto Eco - L'isola del giorno prima - pag.85

opera di Eugenio Prati

1 commento:

Anonimo ha detto...

Stai usando una mia immagine senza autorizzazione violando le leggi del copyright, sei pregato di toglierla.
Adriano Mascherin