martedì 4 febbraio 2025

Brahman
 

Gli Arii si diressero verso occidente e verso meridione, abbattendo foreste per le loro mandrie, e Indra, il Dio del Tuono, diventò Indra il Distruttore di Città. Ma si dà anche il caso di città che, rase al suolo più e più volte, non scompaiono: facendosi invisibili invadono cuori e menti dei distruttori e ne condizionano per sempre la vita.

Così vecchi e nuovi arrivati si fusero e si trasformarono in un’entità affatto nuova e incredibilmente vecchia, caddero in nuove orbite attorno a nuovi centri di gravità. In siffatta anomia i nuovi potenti ebbero subito un’intuizione destinata a stabilire un ordine: diedero origine alla più antica e fondamentale delle distinzioni, io e te, noi e loro, ciò che io sono e ciò che io non sono, bianco e nero. Ebbero soprattutto un’altra intuizione, o meglio fecero esperienza di un certo tipo di verità, nata nel corso di solitarie meditazioni nelle foreste, nei ritmi matematici e musicali di grandiosi sacrifici, o forse nell’esasperata concentrazione della caccia.

Eccola: l’universo è uno, esiste un’unità che è sconfinata madre del mondo, e questa grande armonia, questa unicità, questo brahman, si pone in essere come differenziazione, si rende visibile appunto come non-unità. Perciò l’unità è diversità, la diversità è unità; e la diversità, in ogni sua parte, è sacra in quanto è una: cielo e campi, estate e piogge, vita che si nutre di vita, uccelli e animali, ognuna è parte di un sistema. “Ogni cosa è predatore e preda.”

Dunque si pensò, anche gli individui devono essere diversi tra loro, e si narrò una storia: gli esseri umani nacquero quando il primo uomo, Purusa, fu smembrato nel corso di un grande sacrificio.

 Vikram Chandra - Terra rossa e pioggia scrosciante - pag.153

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