Il treno per New York era pieno e l'unico posto libero era
nella carrozza bar. Non mi dispiacque. Raggomitolato contro il finestrino,
sorseggiai il mio scotch guardando passare il Connecticut. Nel sedile di fronte
a me c'era un prete. Aveva la testa calva, tranne qualche ciuffetto in cima.
Gli occhi azzurri erano ravvicinati, sormontati da folte sopracciglía bianche,
e puntati su di me. Pregai che non mi parlasse.
«Dove sei diretto?» domandò.
Mi girai lentamente, come se avessi il torcicollo. «Manhasset»
risposi, voltandomi di nuovo verso il finestrino.
«Manhasset? Dov'è?»
«Long Island»
borbottai.
«Manhasset, Long
Island. Ha un bel ritmo. Man-hass-et. Sembra un nome da romanzo.»
«Infatti.» Il tono era stato più brusco di quanto volessi.
Mi voltai di nuovo verso di lui. «È dove abita quella
bisbetica bugiarda di Daisy Buchanan.»
«E quell'imbecille di suo marito Tom.» Alzò il bicchiere in
un brindisi silenzioso, a me o ai Buchanan, non capii.
«Torni a casa per le vacanze?»
«Una pausa imprevista.»
«Mi sembri abbacchiato, figliolo.»
«Ho appena scoperto che Daisy mi tradisce.»
«Ah.»
«Mi scusi. Immagino che non stia bene parlare di una
ragazza a un prete.»
«Sciocchezze. Non sento parlare d'altro. Amore e morte.»
«Oh. Giusto. Preti e baristi.»
«E parrucchieri.» Si passò una mano sul cranio calvo, «O
almeno così mi dicono, Fammi indovinare. Primo amore?»
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