Dopo ogni
guerra
c’è chi
deve ripulire.
In fondo
un po’ d’ordine
da solo
non si fa.
C’è chi
deve spingere le macerie
ai bordi
delle strade
per far
passare
i carri
pieni di cadaveri.
C’è chi
deve sprofondare
nella
melma e nella cenere,
tra le
molle dei divani letto,
le schegge
di vetro
e gli
stracci insanguinati.
C’è chi
deve trascinare una trave
per
puntellare il muro,
c’è chi
deve mettere i vetri alla finestra
e montare
la porta sui cardini.
Non è
fotogenico,
e ci
vogliono anni.
Tutte le
telecamere sono già partite
per
un’altra guerra.
e anche le
stazioni.
Le maniche
saranno a brandelli
a forza di
rimboccarle.
C’è chi,
con la scopa in mano,
ricorda
ancora com’era.
C’è chi
ascolta
annuendo
con la testa non mozzata.
Ma presto
lì si aggireranno altri
che
troveranno il tutto
un po’
noioso.
dissotterrerà
da sotto un cespuglio
argomenti
corrosi dalla ruggine
e li
trasporterà sul mucchio dei rifiuti.
Chi sapeva
di che si
trattava,
deve far
posto a quelli
che ne
sanno poco.
E meno di
poco.
E infine
assolutamente nulla.
Sull’erba
che ha ricoperto
le cause e
gli effetti,
c’è chi
deve starsene disteso
con una
spiga tra i denti,
perso a
fissare le nuvole.
Wisława
Szymborska
(Traduzone
di Pietro Marchesani)
da “La
fine e l’inizio”, Libri Scheiwiller, 2009
Fotografie di Kyle Thompson
Fotografie di Kyle Thompson
Nessun commento:
Posta un commento