giovedì 24 dicembre 2015

 opera di Yarslav Kurbanov

Quando ero piccola e andavo a scuola è venuto un ragazzino.  Ha chiesto " ti posso baciare in bocca ?"  Ho risposto sì con la testa. Ho chiuso gli occhi e mi ha baciata. Li ho riaperti e ho visto che si teneva le labbra con i denti. E’ scappato urlando "ho baciato bocca marcia! Ho baciato bocca marcia! Adesso c’ho la bocca marcia pure io! "  E io pensavo "mai più! Non bacerò più nessuno ". Ma il giorno dopo sono andata dal ragazzino, gli ho detto "perché mi hai baciata in bocca per prendermi in giro ?"  E lui " era una penitenza". E io gli ho chiesto "hai provato schifo a baciarmi?"  "No, ho provato pietà"   Allora gli ho detto " se devi fare altre penitenze puoi tornare a baciarmi ancora".  Ero felice perché pensavo che è meglio fare pietà che fare schifo, ma ero ragazzina e mi sbagliavo.                                                                                                                               


 opera di Yarslav Kurbanov



Poi da ragazza passeggiavo con mia sorella che non era nè bella né brutta. Tutti guardavano me, perchè l’occhio casca sempre sulla magagna. Un giorno un ragazzo ha chiesto a mio padre "posso sposare vostra figlia? Ma non quelIa marcia, io vorrei quella piccola".                                                                                                      Mio padre ha risposto che di norma si sposa prima la grande, "ma io ti capisco. Quella non se la prende nessuno. Allora penso che ti do la minore, ma tu ce l'hai un fratello che si può prendere la figlia mia marcia?"  Lui ha risposto " non mi posso manco azzardare a chiedergliela ’na cosa così ai miei fratelli". "Vabbè, ma non è che c’avresti uno che se la prende in famiglia tua? Magari uno zoppo ".  E il ragazzo si scusava “ purtroppo non ce l’abbiamo uno zoppo in famiglia, purtroppo noi stiamo in salute". E mio padre "trovami uno zoppo. Un parente che sta in Germania o in America, un vicino di casa, uno qualunque basta che è zoppo".
Cosi m’hanno trovato lo zoppo e siamo usciti a passeggio. In strada guardavano un po’ me e un po’ lui, perché l'occhio casca sulla magagna, ma quando le magagne so' due...                                                                                                           "Fermiamoci al bar e prendiamo un caffè o un’aranciata." diceva lo zoppo che era gentile. Ma quando ci mettevamo seduti tutti guardavano a me. Perchè lo zoppo quando si ferma non è più zoppo. Mentre la bocca resta marcia pure quando stai ferma, pure se stai zitta.  Allora gli ho detto " vieni zoppo, torniamo a passeggiare. Arriviamo in fondo alla piazza, giriamoci intorno, cammina".  Si alzava, faceva due passi ma poi mi diceva " mi stanco, so' zoppo! Fermiamoci al bar, pago io".  "Va bene, — dicevo, — ma falla vedere 'sta gamba zoppa. Ce l’hai di legno? Smontala e mettila sul tavolino!"   " Tu mi porti dietro solo per distrarre la gente dalla tua bocca marcia, — m'ha detto, — allora è meglio che ti porti una scimmia ammaestrata. Io non ti voglio bene, ma col tempo posso imparare a volertene. Ma tu non me ne vorrai mai. Tu mi fai schifo!” Io ero felice. Pensavo che è meglio fare schifo che fare pietà, ma ero giovane e mi sbagliavo.



opera di Sebastiao Salgado



Poi a Natale si riuniva tutta l'intera famiglia e veniva pure mia sorella insieme al marito. Io quella volta ho sentito il marito di mia sorella che di nascosto le diceva "mi fa schifo bere nel bicchiere dove ha bevuto tua sorella. Sarà pure lavato per bene, ma mi fa schifo lo stesso". E mia sorella " non ci pensare e abbi un po’ di pietà per quella poveretta che non se la prende nessuno".                                                                                                                  
E io ho capito che lo schifo e la pietà sono proprio la stessa cosa.

Ascanio Celestini - Lotta di classe - pag. 54-56

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