opere di Tarr Hajnalka
David
riceve una telefonata di Mathabane a casa. — La commissione ha trasmesso il suo
parere, e il rettore mi ha chiesto di provare a parlarti uh’ultima volta. E
disposto a non prendere provvedimenti estremi, mi ha detto, a patto che tu
rilasci personalmente una dichiarazione che sia soddisfacente dal nostro e dal
tuo punto di vista.
—
Manas, ne abbiamo già discusso. Io...
—
Aspetta. Lasciami finire. Ho qui con me la bozza di una dichiarazione che
risponderebbe alle nostre esigenze.
E
molto breve. Posso leggertela?
—
Leggila.
—
“Ammetto senza riserve le gravi violazioni dei diritti umani della querelante,
oltre all’abuso dei poteri delegatimi dall’Università. Chiedo sinceramente
scusa a entrambe le parti lese e accetterò che mi venga inflitta un’adeguata
punizione”.
—
“Un’adeguata punizione”: che cosa significa?
—
Da quello che ho capito, non sarai cacciato. Con tutta probabilità ti verrà
chiesto di prendere un periodo di congedo. Se poi tornerai a insegnare, questo
dipenderà da te e dal preside della tua facoltà.
—
Prendere o lasciare?
—
Credo di sì. Se sottoscriverai la dichiarazione, che verrà messa agli atti come
una richiesta di clemenza, il rettore la accetterà in questo spirito.
—
Quale spirito?
—
Di pentimento.
—
Manas, questa storia del pentimento l’abbiamo già discussa ieri. Vi ho detto
come la penso. Non lo farò. Sono comparso davanti a una commissione ufficiale.
Di fronte a questo tribunale terreno mi sono riconosciuto colpevole, con
un’ammissione di colpa terrena. Tanto vi basti. Il pentimento esula dalle
vostre competenze. Il pentimento appartiene a un altro mondo, a un altro
universo concettuale.
—
Stai confondendo le cose, David. Non ti chiediamo di pentirti. Ciò che avviene
nella tua anima ci è precluso, come membri di quello che definisci un tribunale
terreno se non come colleghi ed esseri umani. Ti chiediamo solo di rilasciare
una dichiarazione.
—
Volete che porga delle scuse che potrebbero non essere sincere?
—
Il punto non è se sei sincero. Questo, come ho detto, è un problema della tua
coscienza. Il punto è se sei disposto a riconoscere il tuo errore pubblicamente
e a fare il possibile per rimediarvi.
—
Questo si chiama spaccare il capello in quattro. Mi avete accusato, e io mi
sono riconosciuto colpevole di tutte le accuse. Non avete bisogno di altro da
me.
— Non è vero. Non ci basta. Vogliamo un piccolo sforzo in più. Spero che tu abbia la lucidità per farlo.
— Mi spiace, la risposta è no.
J.M. Coetzee - Vergogna - pag.60.61
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