Sull'altro
lato della strada, oltre il traffico, vide il muro di cinta di un vecchio
condominio di Juhu, che mostrava tre generazioni di strumenti di tortura:
primitivi pezzi di vetro ficcati lungo la sommità del muro per tutta la sua
lunghezza; al di sopra, una barriera di filo spinato arrugginito con le
estremità annodate alla bell' e meglio; e sopra ancora, arrotolato in
gigantesche spire, del filo spinato più luccicante con grossi spuntoni
metallici, come quello che si vedeva nei film d'azione intorno alle basi
militari americane, apparentemente meno minaccioso del vecchio filo arrugginito
ma sicuramente più letale. Dietro quei fili spinati sovrapposti vide i baniani,
tutti soffocati dalla recinzione tranne uno, vecchio e ormai grigio, le cui
radici aeree si erano infilate attraverso il filo spinato e i pezzi di vetro
per scendere lungo il muro come fango primordiale fino a sfiorare con le
estremità rigogliose che quasi toccavano terra una famiglia senza casa che
cuocevano il riso all'ombra; e, con ognuna di quelle radici che avevano
sconfitto il filo spinato, il vecchio baniano diceva: Niente può fermare un essere vivente che vuole essere libero.
Aravind Adiga - L'ultimo uomo della torre - pag.440-441
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