venerdì 20 febbraio 2015





Sull'altro lato della strada, oltre il traffico, vide il muro di cinta di un vecchio condominio di Juhu, che mostrava tre generazioni di strumenti di tortura: primitivi pezzi di vetro ficcati lungo la sommità del muro per tutta la sua lunghezza; al di sopra, una barriera di filo spinato arrugginito con le estremità annodate alla bell' e meglio; e sopra ancora, arrotolato in gigantesche spire, del filo spinato più luccicante con grossi spuntoni metallici, come quello che si vedeva nei film d'azione intorno alle basi militari americane, apparentemente meno minaccioso del vecchio filo arrugginito ma sicuramente più letale. Dietro quei fili spinati sovrapposti vide i baniani, tutti soffocati dalla recinzione tranne uno, vecchio e ormai grigio, le cui radici aeree si erano infilate attraverso il filo spinato e i pezzi di vetro per scendere lungo il muro come fango primordiale fino a sfiorare con le estremità rigogliose che quasi toccavano terra una famiglia senza casa che cuocevano il riso all'ombra; e, con ognuna di quelle radici che avevano sconfitto il filo spinato, il vecchio baniano diceva: Niente può fermare un essere vivente che vuole essere libero.
Aravind Adiga - L'ultimo uomo della torre - pag.440-441 

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