venerdì 26 marzo 2010



Erik fotografato da Pierre Gonnord

Georges parlava poco; il meno possibile.
Un po' per stanchezza, ma soprattutto per un fatto di economia.
Temeva che le parole non ricrescessero, come i denti, ed era convinto che se i bambini parlavano a vanvera era perché avevano ancora le parole da latte.
Lui che tante volte si era scontrato con il silenzio dei defunti, con la loro laconicità, aveva finito con il comprendere il perverso rapporto di causa-effetto che intercorre tra la chiacchiera e la morte.
Per ritardare quanto più possibile l'istante in cui le sue ultime parole gli si sarebbero spente sulle labbra, si era persuaso che parlando poco e in modo conciso avrebbe sempre avuto qualcosa da dire, e finché avesse avuto qualcosa da dire sarebbe vissuto.

Joel Egloff - George Ganglion e Figlio - pag.45-46

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