opera di Francesco Zizola
-A coloro che non cadono, disse Harry.
-A coloro che si rialzano.
Pavel sbuca dalla cucina e lo vede, rivolgendogli un sorriso che per poco non lo commuove. Lo raggiunge al banco e si strofina la mano destra sul grembiule prima di tendergliela. Un gesto antico, deferente e confidenziale insieme, che Nicola ha visto fare tante volte al nonno anche con lui, quando capitava che lo raggiungesse nel campo per dirgli che era pronto da mangiare, e il nonno, prima di mettergli la mano sulla spalla per rientrare, se la ripuliva sulla canottiera. Non gli sembrava tanto un atto di umiltà, dovuto alla vergogna di fare un lavoro che sporca, e neppure un automatismo. Nell'insufficienza igienica di quel gesto, nel suo valore tutto sommato simbolico, Nicola riconosceva piuttosto uno stile, un azzeramento dei convenevoli, una traduzione immediata della forma in sostanza. Era in questo approccio essenziale alle cose, in questo ripulirsi la mano alla meno peggio prima di darla all'altro (fosse stato il sindaco del paese o tuo nipote che veniva a dirti ch'era pronto in tavola), che Nicola coglieva i tratti di un'eleganza che avrebbe voluto fare sua e pensava conseguisse naturalmente alla scelta di un lavoro manuale (o meglio, corporeo). È sorpreso e compiaciuto che quel gesto ancora si conservi, che sia arrivato fin qui, che anche questo ragazzo lo usi. Lo ammira; forse un po' addirittura lo invidia.
Diego De Silva - Mancarsi - pag,58-9
Il primo settembre del 1939 - lo stesso giorno in cui i
carri armati nazisti varcarono la frontiera della Polonia - Robert Oppenheimer
e Hartland Snyder pubblicarono un articolo sul volume 56 della « Physical
Review». Nell'articolo i fisici americani dimostravano al di là di ogni dubbio
che, «quando una stella sufficientemente pesante avrà esaurito le sue fonti di
energia termonucleare, essa collasserà e, a meno che la sua massa non si riduca
per fissione, radiazione o espulsione, tale contrazione continuerà
indefinitamente», formando il buco nero che Schwarzschild aveva
profetizzato, capace di accartocciare lo spazio come un foglio di carta
ed estinguere il tempo come fosse la luce di una candela, senza che nessuna
forza fisica o legge naturale possa evitarlo.
Courant lo ascoltò assorto. Poco prima che gli infermieri venissero a prenderlo per caricarlo su un convoglio diretto a Berlino, Schwarzschild gli fece una domanda che lo tormentò per il resto della sua vita, anche se in quel momento Courant pensò che stesse delirando, che si trattasse solo dell'allucinazione di un soldato moribondo, della pazzia che si affacciava alla sua mente approfittando della stanchezza e della disperazione. Se la materia poteva assumere questo stato mostruoso, gli disse Schwarzschild con voce tremante, esisteva un corrispettivo nella mente umana?
Una concentrazione sufficientemente alta di volontà, milioni di esseri umani asserviti allo steso fine, le loro menti compresse nello stesso spazio psichico avrebbero innescato qualcosa di simile alla singolarità? Non solo Schwarzschild era convinto che fosse possibile, ma che sarebbe accaduto nel suo Vaterland. Courant cercò di calmarlo. Gli disse che non vedeva alcun segnale della tragedia che Schwarzschild temeva, e che non poteva esserci niente di peggio della guerra in cui già si trovavano. Gli ricordò che la psiche umana era un mistero più grande di qualsiasi enigma matematico, e che non era saggio proiettare le idee della fisica in ambiti così lontani come la psicologia. Ma Schwarzschild era inconsolabile. Farfugliava qualcosa circa un sole nero che si affacciava all'orizzonte e che, un giorno, avrebbe potuto ingoiare il mondo intero, lamentandosi che ormai non c'era niente da fare. Perché la sua singolarità non dava segnali d'allerta. Il punto di non ritorno -il limite oltre il quale non si poteva andare senza rimanere intrappolati -non era indicato in alcun modo.
Chiunque l'avesse varcato non avrebbe avuto speranza, il suo destino sarebbe
stato segnato, qualunque percorso l'avrebbe condotto dritto alla singolarità. E
se quel limite è così, gli chiese Schwarzschild con gli occhi iniettati di
sangue, come si fa a sapere quando lo si è oltrepassato? Courant fece ritorno
in Germania. Schwarzschild mori quella notte.
Benjamin Labatut - Quando abbiamo smesso di capire il mondo? - pag. 56-58
Ogni cosa e ogni persona sono uniche, ogni momento accade una volta sola, quelle di tutti i giorni sono le uniche storie eterne
Wim Wenders
Opera di Jean-Baptiste Carpeaux - Ugolino e i suoi figli
All'interno del Metropolitan Museum che si estende immenso sulla piattaforma della vasta gradinata di Fifth Avenue, a New York, c'è una sezione a pianoterra definita il giardino delle sculture; chissà quante volte, prima con mio marito e poi con le mie figlie mano a mano che crescevano, devo essere passata accanto a quella statua, personalmente concentrata solo su dove prendere da mangiare alle bambine, senza mai sapere davvero cosa si faccia dentro un museo del genere, con tutta quella roba da vedere.
Comunque, nel bel mezzo di tanti bisogni e tanta agitazione, c'è una statua. E solo di recente - in questi ultimi anni voglio dire -, una volta che la luce la inondava come un'acqua luminosa, mi sono fermata a guardarla e a dire: Oh.
La statua è di marmo e rappresenta un uomo coi suoi figli accanto, e l'uomo ha sulla faccia un'espressione disperata e i figli ai suoi piedi sembrano aggrapparsi a lui e supplicarlo, mentre lui rivolge al mondo uno sguardo angosciato e con le mani si tormenta la bocca, ma i bambini guardano solo lui e quando io l'ho vista finalmente, dentro di me mi sono detta, Oh.
Ho letto la targa e ho scoperto che quei figli stanno
offrendo se stessi in pasto al padre prigioniero che muore di fame e loro, i
figli, vogliono una cosa sola: veder sparire l'angoscia dalla faccia del padre.
Tanto da essere pronti, a farsi divorare.
E ho pensato, Quindi quell'uomo lo sapeva. Mi riferivo allo
scultore. Lui lo sapeva.
E come lui, il poeta che scrisse ciò che la scultura mostra. Anche lui lo sapeva.
Elizabeth strout - Mi chiamo Lucy Barton - pag.73-4
Francesco Paolo Maria Di Salvia - La circostanza - pag.111
Da quella volta mi è rimasto un istinto di grande
buonsenso: mai innamorarsi di una donna senza averla vista arrabbiata.
L'irritazione rivela la personalità profonda di ognuno. Tutti possono
infuriarsi, ma c'è un abisso tra una sana arrabbiatura e il broncio dell'offeso.
Amelie Nothomb - Primo sangue - pag. 78