giovedì 21 dicembre 2023

 

Mappa del mondo di Hereford 1280 c.

Allora inizia a diventare evidente perché la mappamundi di Hereford può aiutare 

a capire chi, come me, dà di matto per le mappe. Quella pelle di vitello mette a fuoco
con formidabile esattezza almeno quattro ragioni per non considerarci dei pazzi.
Uno. Le mappe, le carte geografiche, i mappamondi non sono tanto rappresenta-
zioni del mondo com'è, ma del mondo come l'uomo lo pensa. Dunque, apparente-
mente servono a navigare, a viaggiare, a portare una carovana al di là del deserto e
una chiatta fino alla foce del fiume: ma in realtà servono a viaggiare nel cervello de-
gli umani, e spesso sono la radiografia del loro cuore.
Due. Le mappe sono sintesi, e in questo senso, sono un movimento muscolare, fisico, animale. Sono, sempre, una contrazione, che fa fuori un sacco di mondo per
stringerne una porzione e inchiodarla in modo che non possa scappare. Le mappe
sono una zampata da animale spaventato, e ogni mappa lascia il segno dei suoi artigli sulle nostre paure: in particolare su quella di perderci, la più feroce che c'è.
Tre. Le mappe non fanno distinzione tra mondo fisico e mondo percepito: usano
indizi che provengono da tutt'e due le fonti. Anche le più esatte non sono esatte, non
possono esserlo, e questo dà loro una vibrazione di incertezza: quella vibrazione è il
nido in cui gli umani covano l'uovo dell'immaginazione. Per dirla in termini oggi di
moda, le mappe sono uno di quegli oggetti in cui la realtà rivela la sua essenza più autentica, quella di essere un miscuglio di fatti e storytelling: il risultato di un'operazione che somma cose che accadono e il nostro modo di raccontarle. Le mappe sono un manuale sulla realtà scritto per deficienti.
Quarto. Le mappe sono belle. Alle volte bellissime. Alle volte struggenti. Alle volte poetiche. Alle volte epiche. Alle volte spettacolari. Alle volte surreali. In ogni caso
sono belle, lo sono praticamente sempre. In ciò rovesciano uno dei luoghi comuni
più radicati tra gli umani di una certa cultura: credono, quelli, e insegnano, che la
bellezza porta alla conoscenza. Se non addirittura alla verità. Le mappe stanno lì a di-
mostrare invece il contrario: che la conoscenza porta alla bellezza. Che il sapere produce eleganza, Che lo sforzo di mettere in fila ciò che si sa disegna alla fine una figura bella.                                                                                                                       Chiunque ama le mappe cova questa convinzione sotterranea: ci riconosciamo da lontano, e davanti a molte cose abbiamo lo stesso sorriso appena accennato, di chi la sa più lunga seppure in modo mite e silenzioso.

Alessandro Baricco, da Robinson del 27 - 11 - 2016

Nessun commento: