domenica 21 aprile 2024

 Le mani degli anziani, i contadini. | Foto Premium

 

Pavel sbuca dalla cucina e lo vede, rivolgendogli un sorriso che per poco non lo commuove. Lo raggiunge al banco e si strofina la mano destra sul grembiule prima di tendergliela. Un gesto antico, deferente e confidenziale insieme, che Nicola ha visto fare tante volte al nonno anche con lui, quando capitava che lo raggiungesse nel campo per dirgli che era pronto da mangiare, e il nonno, prima di mettergli la mano sulla spalla per rientrare, se la ripuliva sulla canottiera. Non gli sembrava tanto un atto di umiltà, dovuto alla vergogna di fare un lavoro che sporca, e neppure un automatismo. Nell'insufficienza igienica di quel gesto, nel suo valore tutto sommato simbolico, Nicola riconosceva piuttosto uno stile, un azzeramento dei convenevoli, una traduzione immediata della forma in sostanza. Era in questo approccio essenziale alle cose, in questo ripulirsi la mano alla meno peggio prima di darla all'altro (fosse stato il sindaco del paese o tuo nipote che veniva a dirti ch'era pronto in tavola), che Nicola coglieva i tratti di un'eleganza che avrebbe voluto fare sua e pensava conseguisse naturalmente alla scelta di un lavoro manuale (o meglio, corporeo). È sorpreso e compiaciuto che quel gesto ancora si conservi, che sia arrivato fin qui, che anche questo ragazzo lo usi. Lo ammira; forse un po' addirittura lo invidia.

Diego De Silva - Mancarsi - pag,58-9

 

 

domenica 31 marzo 2024

 


Il primo settembre del 1939 - lo stesso giorno in cui i carri armati nazisti varcarono la frontiera della Polonia - Robert Oppenheimer e Hartland Snyder pubblicarono un articolo sul volume 56 della « Physical Review». Nell'articolo i fisici americani dimostravano al di là di ogni dubbio che, «quando una stella sufficientemente pesante avrà esaurito le sue fonti di energia termonucleare, essa collasserà e, a meno che la sua massa non si riduca per fissione, radiazione o espulsione, tale contrazione continuerà indefinitamente», formando il buco nero che Schwarzschild aveva profetizzato, capace di accartocciare lo spazio come un foglio di carta ed estinguere il tempo come fosse la luce di una candela, senza che nessuna forza fisica o legge naturale possa evitarlo.


Karl Schwarzschild (1873-1916), matematico, astrofisico, primo a immaginare i buchi neri

Courant lo ascoltò assorto. Poco prima che gli infermieri venissero a prenderlo per caricarlo su un convoglio diretto a Berlino, Schwarzschild gli fece una domanda che lo tormentò per il resto della sua vita, anche se in quel momento Courant pensò che stesse delirando, che si trattasse solo dell'allucinazione di un soldato moribondo, della pazzia che si affacciava alla sua mente approfittando della stanchezza e della disperazione. Se la materia poteva assumere questo stato mostruoso, gli disse Schwarzschild con voce tremante, esisteva un corrispettivo nella mente umana?



Una concentrazione sufficientemente alta di volontà, milioni di esseri umani asserviti allo steso fine, le loro menti compresse nello stesso spazio psichico avrebbero innescato qualcosa di simile alla singolarità? Non solo Schwarzschild era convinto che fosse possibile, ma che sarebbe accaduto nel suo Vaterland. Courant cercò di calmarlo. Gli disse che non vedeva alcun segnale della tragedia che Schwarzschild temeva, e che non poteva esserci niente di peggio della guerra in cui già si trovavano. Gli ricordò che la psiche umana era un mistero più grande di qualsiasi enigma matematico, e che non era saggio proiettare le idee della fisica in ambiti così lontani come la psicologia. Ma Schwarzschild era inconsolabile. Farfugliava qualcosa circa un sole nero che si affacciava all'orizzonte e che, un giorno, avrebbe potuto ingoiare il mondo intero, lamentandosi che ormai non c'era niente da fare. Perché la sua singolarità non dava segnali d'allerta. Il punto di non ritorno -il limite oltre il quale non si poteva andare senza rimanere intrappolati -non era indicato in alcun modo. 



Chiunque l'avesse varcato non avrebbe avuto speranza, il suo destino sarebbe stato segnato, qualunque percorso l'avrebbe condotto dritto alla singolarità. E se quel limite è così, gli chiese Schwarzschild con gli occhi iniettati di sangue, come si fa a sapere quando lo si è oltrepassato? Courant fece ritorno in Germania. Schwarzschild mori quella notte.

Benjamin Labatut - Quando abbiamo smesso di capire il mondo? - pag. 56-58


venerdì 29 marzo 2024

 PERFECT DAYS | Critique du film de Wim Wenders

Ogni cosa e ogni persona sono uniche, ogni momento accade una volta sola, quelle di tutti i giorni sono le uniche storie eterne 

Wim Wenders

 

 

domenica 24 marzo 2024

 

Opera di Jean-Baptiste Carpeaux - Ugolino e i suoi figli

All'interno del Metropolitan Museum che si estende immenso sulla piattaforma della vasta gradinata di Fifth Avenue, a New York, c'è una sezione a pianoterra definita il giardino delle sculture; chissà quante volte, prima con mio marito e poi con le mie figlie mano a mano che crescevano, devo essere passata accanto a quella statua, personalmente concentrata solo su dove prendere da mangiare alle bambine, senza mai sapere davvero cosa si faccia dentro un museo del genere, con tutta quella roba da vedere. 

Comunque, nel bel mezzo di tanti bisogni e tanta agitazione, c'è una statua. E solo di recente - in questi ultimi anni voglio dire -, una volta che la luce la inondava come un'acqua luminosa, mi sono fermata a guardarla e a dire: Oh.                              

La statua è di marmo e rappresenta un uomo coi suoi figli accanto, e l'uomo ha sulla faccia un'espressione disperata e i figli ai suoi piedi sembrano aggrapparsi a lui e supplicarlo, mentre lui rivolge al mondo uno sguardo angosciato e con le mani si tormenta la bocca, ma i bambini guardano solo lui e quando io l'ho vista finalmente, dentro di me mi sono detta, Oh.                                                  

Ho letto la targa e ho scoperto che quei figli stanno offrendo se stessi in pasto al padre prigioniero che muore di fame e loro, i figli, vogliono una cosa sola: veder sparire l'angoscia dalla faccia del padre. Tanto da essere pronti, a farsi divorare. 

E ho pensato, Quindi quell'uomo lo sapeva. Mi riferivo allo scultore. Lui lo sapeva. 

E come lui, il poeta che scrisse ciò che la scultura mostra. Anche lui lo sapeva.

Elizabeth strout - Mi chiamo Lucy Barton - pag.73-4 


sabato 23 marzo 2024


Il professor Viscido bevve il caffè; poi indirizzò subito le mani verso le paste. Si portò la prima scazzetta alle labbra. Una cupola di glassa alle fragole sopra un battistero di pasta frolla che per arredi sacri aveva crema e fragoline di bosco. Pareva lo zucchetto di un cardinale: una scazzetta, appunto. Viscido ne ingoiò una seconda. Non aveva mai imparato a contare, o a essere educato, quando si trattava di mangiare. ,
«Professo’» disse Lulù, «ma voi c’avete ’sta capacità di mangiare senza mettere grasso. Ma come fate?»
«Signora mia» disse Viscido, «quello un poco è l’esercizio, ma molto fa la costituzione. Qua al Sud siamo magri da centinaia d’anni, che volete che faccia ’na fetta di dolce in più? E il pane con il pomodoro e la fatica dei campi che si sono, come dire, fossilizzati dentro di noi.»
«Sapete come dice la Miriana? “La panza la tengono i preti, i politici e i camorristi”. Ne convenite?»



«Certamente ne convengo, signora mia! Ma è che noi siamo ancora un po’, come dire, Ancien Regime! Siamo borbonici. Pre-rivoluzionari. Noi pensiamo che la pinguedine era simbolo di sanità e ricchezza. Sfuggiamo dalle mazze di scopa —dagli scheletri come me! — perché c’è malattia nella magrezza: c'è la morte.»
«Madonna, professo’. Voi tenete cose da insegnare pure al diavolo.» 

 Francesco Paolo Maria Di Salvia - La circostanza - pag.111

opera di Desiree Dolron

Da quella volta mi è rimasto un istinto di grande buonsenso: mai innamorarsi di una donna senza averla vista arrabbiata. L'irritazione rivela la personalità profonda di ognuno. Tutti possono infuriarsi, ma c'è un abisso tra una sana arrabbiatura e il broncio dell'offeso. 

Amelie Nothomb - Primo sangue - pag. 78

 

 

Dato che non volevo spiegare a Bill e Bud che mia madre e io eravamo il tipo di persone che restano fuori dal mondo, dissi semplicemente: «Mi fa paura solo a pensarci, Yale».

Era la frase sbagliata da dire, e la frase giusta.

«Allora è deciso» sentenziò Bud. Si alzò dallo sgabello e venne verso di me, annusando il pugno e sistemandosi gli occhiali alla Buddy Holly. «Devi fare tutto quello che ti spaventa, JR. Tutto. Non parlo di cose che mettono a rischio la tua vita, ma tutto il resto. Pensa alla paura, decidi subito come affronterai la paura, perché la paura sarà il problema più importante della tua vita, te l'assicuro. La paura sarà il motore di ogni tuo successo, la radice di tutti i tuoi fallimenti, e il dilemma di tutte le storie che ti racconterai su te stesso. E qual è l'unica possibilità che hai di battere la paura? Seguirla. Andarle dietro. Non considerare la paura come il cattivo della storia. Pensala come la tua guida, il tuo pioniere.»

J.R.Moehringer - Il bar delle grandi speranze - pag.159