-Ma cosa facevo, nella pancia della mamma?
-Tu non facevi assolutamente nulla. Stavi lì, come nel tuo nido, e venivi nutrita attraverso un tubicino. Vedi il punto dove adesso c'è il tuo ombelico? Il tubicino era attacato lì.
-Lo so già.
-Sì che lo sai. E poi sei cresciuta, hai cambiato forma a una velocità rapidissima, ogni giorno, di settimana in settimana.
-Come un bruco?
-Ancora più veloce, e più volte. Il bruco è diventato un pesciolino con le branchie, e dopo ti è spuntata la coda come a una lucertola; poi assomigliavi a un topo dalle orecchie grandi, a una gazzella con gli zoccoli, e ti è venuta una proboscide come un elefante, e settimana dopo settimana la proboscide è diventata la tua bocca, gli zoccoli sono diventati le dita delle mani e dei piedi, la corazza è diventata la tua pelle, le branchie i polmoni.. e alla fine eri un essere umano completo, anche se fatico a crederci io stesso mentre te lo racconto.
- Però io non mi ricordo niente.
-Be', certo, non hai mica una memoria da elefante.
- Ma davvero sono stata un elefante?
-Sì, un po'...un pochino soltanto.
Wolfram Eilenberger - Una pietra può soffrire? - pag.20-21
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