domenica 12 settembre 2021

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«Io stesso», diceva l'Uno, «negli ultimi anni, quando vivevo a Cañuelas, in libertà condizionata, me n’ero già andato da casa, e abitavo in un capannone, avevo cominciato a tenere dei cardellini in una voliera e tutte le mattine ne liberavo uno. Pensavo, mi chiedevo, se gli uccelli si rendevano conto che, all'arrivo del giorno, uno di loro avrebbe potuto volare via, mi chiedevo se gli uccellini hanno negli occhi, che sono come capocchie di spillo, un po' di posto per conservare i ricordi. Pensavo, il cardellino canta, poi arriva la notte, e al mattino una mano si infila nella gabbia e lo libera, e l'altro, mettiamo, il cardellino fratello, mettiamo che quello se ne accorge, se ne rende conto, dice adesso canto tutto il giorno, fino a sera, poi dormo, e quando spunta il sole, una mano mi prende e mi lascia andare all'aria, mi permette di volare via». Ci fu una lunga pausa o un'interferenza. «Siamo così anche noi umani se chiusi in gabbia, nutriamo sempre la speranza che con il sole arrivi qualcosa di buono».

«Ma non sempre è così».

Riccardo Piglia - Soldi bruciati - pag. 138-9

 

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